Ci si sente Eroici per la polvere che fa digrignare i denti, per certe piogge pungenti ad annunciare l’autunno, per la maglia di lana che si incolla alla pelle come un cilicio sui drizzoni riarsi dal sole cattivo.
Ci si sente Eroici per le gambe rigide come pali da vigna, per il cuore che si sente picchiare in gola così forte da spingerci a chiudere la bocca per paura che salti via, per i polsi che sembrano spezzarsi per le vibrazioni dello sterro.
Ci si sente Eroici per la bellezza di questo nostro andare a pedali, lenti e contenti: il clangore dei cambi, il fischio dei freni, il vociare allegro delle compagnie che diventa ansimo quando la strada si impenna e non c’è più fiato nemmeno per gli accidenti, per le salite fatte a piedi con la bici portata a spasso, che quando non ce n’è non ce n’è.
Ma a farci sentire Eroici è soprattutto l’abbraccio di questa tribù, che una volta incontrata ci si ritrova a cercare sempre. Gente da pane olio e sale, gente da polvere e fango, gente da fatica e sorrisi franchi. Gente di cuore. E si puoi star certi che gli Eroici sono sempre dove c’è da conquistarsi bellezza e fatica, dove c’è una causa persa da sostenere, un’anima bella da ricordare e un sogno da inseguire.
Perché il titolo di Eroici non è quello che ci si conquista quando si taglia il traguardo, è quello che ci si porta dentro nell’affrontare la vita. L’Eroica non finisce mai. Un po’ come la salita qui in Toscana, in fondo.
Elena Borrone